Anime slave. Piccola saga femminile in salsa agrodolce
Una madre bella e dannata, una nonna moscovita, una bambina stritolata che non soccombe.
E poi lui, un barone siciliano senza scrupoli, soprannominato “il Ratto”.
Sballottate tra Beverly Hill’s, Roma e Cap Ferrat, il girovagare affannoso delle tre si surriscalda in un crescendo di rancori, accuse e finte riconciliazioni. Una piccola saga al femminile alla disperata ricerca di un equilibrio che frana a ogni passo, poiché come recita il mantra di famiglia: “Non siamo come gli altri, siamo diverse, siamo anime slave!”
La peregrinazione delle tre donne rappresenta la metafora del loro viaggio interiore e della relazione che le tiene unite, condizionata da molti fattori, anche culturali.
Un romanzo profondo, a tratti ironico, dove la dimensione cosmopolita diviene la cifra narrativa che definisce le protagoniste e rende la storia attuale e stimolo per riflettere su stessi e sul mondo che ci circonda.
NoConventional Twins. Diario di viaggio di due papà e due gemelli
«Quando mi hanno raccontato questa storia, mi stupiva la limpidezza e la grazia con cui si dipanava a livello drammaturgico; mi aspettavo una tragedia dietro l’angolo, o un dramma improvviso. E invece no. Questa è una storia buona, che finisce bene: anzi che continua bene, e che a giudicare dalla bellezza dei papà e dei figlioli si svilupperà sempre meglio! Quindi state tranquilli: non c’è spazio per cose brutte. In questo racconto non trovano spazio polemiche, discussioni sulle unioni civili, disquisizioni sull’utero in affitto; a noi interessa la meraviglia. Come mi suggerisce il protagonista di un film: “La cosa più contagiosa al mondo è ancora l’amore.” Luca, Emanuele, Manfredi e Miranda lo sanno bene... e grazie a loro per aver trasmesso questa consapevolezza. Grazie di cuore, a ognuno di loro.»
Paolo Ruffini
Terre Avvelenate S.p.A.
Il piccolo Mamadou, raccoglitore nell’immensa discarica di Mbeubeuss (Senegal), dopo la morte della sorellina verrà adottato da una coppia di giovani veneti.
Diventato studente di Agraria, viene scelto dal suo professore Edmondo Anzolin come componente della task force costituita a seguito di casi di avvelenamento di api, per indagare su un intricato traffico di pesticidi illegali. La complessa e rischiosa indagine porterà ad agire sotto copertura Momo Gabrielli nei campi del caporalato pugliese, i carabinieri Lavinia e Bruno nella nave fantasma Nussoki, mentre la giornalista Rossella e l’apicoltore Bepi finiranno nelle mani di efferati miliziani allo sbando. Coordinati dall’enigmatico Professore, intrecciano il frutto delle loro indagini fino a scoperchiare una complessa rete di traffici di rifiuti tossici e di tanto altro ancora.
Altre informazioni →OLTREOCEANO 21 THE ISTHMUS AND THE AMERICAN CONTINENT: LITERATURES, CULTURES AND HISTORIES
Editorial: Silvana Serafin, El territorio ístmico entre experiencias literarias heterogéneas. French Louisiana - Antilles - Quebec: Giada Silenzi, “Passer les bornes usitées dans une lettre circulaire”. L’écriture féminine de Marie Tranchepain - Carminella Biondi, “Il est donné, dans toutes les langues, de bâtir la Tour”. Glissant all’ascolto delle voci del mondo - Stéphanie Célot, Les voix des femmes dans l’Histoire chez Gisèle Pineau - Sara Del Rossi, Fanm d’Ayiti. La chanson haïtienne au féminin en diaspora - Amandine Bonesso, Présence de l’Amérique latine dans La Maison des pluies de Pierre Samson: l’expression d’une “amérilatinité”. United States of America: Wilfried Raussert, Mobilizing the Grid, Collaborative Creativity in Public Space, and Radical Artistic Flows from South to North. From “Sandinista” to “Zapatista” to “Occupy Wall Street” - Roberta Cimarosti, “Joining by Division”. A Portrait of Antillean Art in Derek Walcott’s Tiepolo’s Hound - Elena Furlanetto, “Something Beautiful, Strange, and New”. Ambiguity and the Vanishing Creole in the Nineteenth-Century Atlantic - Beatriz Marques Gonçalves, Writing on the Margins: M. Nourbese Philip and Questions of be / longing - Don E. Walicek, Across Water, Land, and Difference. Language and Cultural Contact in Samaná. Hispanic Ameri- ca: Dante Liano, La narración en la época postmoderna - Albino Chacón, Revisitar a Darío hoy como punto de condensación cultural entre siglos - Michela Craveri, Migraciones, explotación y transcultu- ración: los mayas en Cuba - Emanuela Jossa, Niños migrantes: narrar el cuidado y el perjuicio - Águeda Chávez García, Miradas, exilio e identidad como metaficciones en imagen: narrativa colectiva de Miguel Barahona - Rocío Luque, Historia y causas semánticas de la presencia de salvadoreñismos en el diccionario académico.
Altre informazioni →DICIASSETTE VIRGOLA SESSANTA
e quel tale avesse insistito, avrei sparato senza pensarci due volte. Era la prova inconfutabile di quanto fossi cambiato, in peggio. L’Ermanno di prima della guerra non sarebbe stato in grado di far male a una mosca. L’Ermanno tornato dai campi nazisti, invece, poteva trasformarsi in un assassino. Quando rimisi la pistola in tasca, ebbi paura di me stesso, ero pericoloso. L’esperienza dell’internamento aveva stravolto la scala di valori. A contatto perenne con l’odio, la crudeltà, la violenza e la privazione, rispettavo meno la vita umana, compresa la mia. Mi salvò la volontà ferrea di non darla vinta ai miei aguzzini. E, oggi, forse l’unico modo che ho di trovare pace, per me e per tutti i ragazzi costretti alla guerra e alla deportazione, è consegnare la mia testimonianza agli altri. Così qualcuno la leggerà, la ricor- derà e magari vorrà raccontarla a sua volta, in modo che non si dimentichi.
Allora, credo, gli Internati Militari Italiani avranno finalmente un po’ della giustizia che meritano.
OLTREOCEANO 20 MÉMOIRE COLONIALE ET FRACTURES DANS LES REPRÉSENTATIONS CULTURELLES D’AUTEURES CONTEMPORAINES
Éditorial: Silvana Serafin, Sguardi femminili sullo scontro culturale - Alessandra Ferraro, Écrire la ‘frontière-monde’. Avant-propos: Catherine Douzou, Valeria Sperti, Mémoires coloniales au féminin. Écritures, entre fractures culturelles et devenirs de la perte. Regards féminins et photographie: Margareth Amatulli, Un pas de chat sauvage de Marie NDiaye: histoire d’un regard - Alessandra Ferraro, Valeria Sperti, Le regard d’une intruse dans l’univers colonial: Les Pieds-No- irs de Marie Cardinal - Faten Ben Ali, Les traces visuelles d’une mémoire coloniale: la trilogie autobiographique de Colette Fellous. Le discours colonial chez les écrivaines contemporaines: Elisa Bricco, Une question de regard? La marque coloniale chez les écrivaines afropéennes - Catherine Douzou, Le pays sans nom. Dialogue féminin entre Vietnam, France et Indochine (Anna Moï, Marguerite Duras) - Francesca Todesco, “Je m’insinue, visiteuse importune, dans le vestibule de ce proche passé”: le devoir de la mémoire d’Assia Djebar. Théâtre et cinéma: Delphine Robic-Diaz, L’Afrique traumatique de Claire Denis dans Chocolat (1988) - Chiara Rolla, Mémoires, fractures et stratégies de survie dans l’écriture théâtrale féminine contemporaine aux Caraïbes (Maryse Condé, Gaël Octavia, Marie-Thérèse Picard) - Sophie Mentzel, Points de non-retour d’Alexandra Badea ou le théâtre des oublis de l’histoire coloniale. Vies engagées: Samia Kassab-Charfi, Gisèle Halimi et la responsabilité anticolonialiste: une avocate à l’intersection des engagements - Camilla M. Cederna, Elisa Chimenti (Naples 1883-Tanger, 1969): écrivaine en exil, arabophile et antifasciste.
RACCONTI CREOLI
Traduzione e cura di Simone Francescato
«Bras-Coupé, dicevano, era stato, in Africa e sotto altro nome, un principe tra la sua gente...»
I tre racconti che compongono questo volume sono rappresentativi dell’opera di George Washington Cable e ne costituiscono probabilmente i momenti d’ispirazione più felici.
«La storia di Bras-Coupé» è cuore pulsante e centro nevralgico del romanzo The Grandissimes (1880), capolavoro della letteratura statunitense tardo-ottocentesca, mai tradotto in italiano. Ispirato a vicende storiche divenute leggenda popolare, il testo s’incentra sulla parabola di un principe africano deportato come schiavo nella Louisiana di fine Settecento e sullo scontro con la casta creola locale che lo condannerà a una terribile fine. Cable rielabora diverse fonti con magistrale ironia dando vita a una potente satira della società creola schiavista e celebrando, al contempo, la cultura e la creatività nere attraverso un indimenticabile protagonista.
«La piantagione Belles Demoiselles» (1879), considerato il lavoro migliore di Cable, viene qui proposto in una nuova traduzione. Il racconto ripercorre la storia familiare di un aristocratico piantatore e di un suo lontano parente di sangue misto, scorrendo ora amabile ora arguto fino all’evento sconvolgente che ridefinirà le posizioni dei due antagonisti. Parole toccanti, sorprendentemente semplici, trasformeranno la contesa in un incontro finalmente alla pari.
Infine, un’altra prima traduzione italiana. «La “casa stregata” in Royal Street» (1889) narra la “strana storia vera” di un edificio di New Orleans seguendone le vicende dal periodo prebellico fino alla Ricostruzione. La critica sociale di Cable trova qui la sua forza in un impianto realista, quasi da giornalismo d’inchiesta, dove hanno spazio anche il brivido del gotico, la verve della cronaca mondana e il fascino della descrizione topografica. Con questi strumenti Cable scandaglia il travagliato destino di una città che fu a lungo il centro del commercio degli schiavi nel Sud del paese.
SATIRE
A cura di Marija Bradaš - Traduzione di Enrico Davanzo
«Ho fatto un sogno terribile.
Non mi stupisco tanto del sogno in sé, quanto del coraggio che ho avuto
nel sognare tali cose…»
Pubblicate tra il 1899 e il 1902, le satire di Radoje Domanović, qui selezionate e tradotte per la prima volta in italiano, rappresentano l’apice dell’attività letteraria dell’autore e fanno parte dei grandi classici del canone della letteratura serba. A ispirare questi satire furono gli ultimi anni del regime del re Aleksandar Obrenović (1889-1903), segnati da leggi repressive, soppressione della democrazia e dei diritti civili. In esse, l’autore prende di mira con ineguagliabile ironia non solo gli abusi del potere politico ma anche il servilismo e l’acquiescenza dei sudditi.
Traendo spunto dal ricco patrimonio delle tradizioni orali locali e riutilizzandolo in maniera sovversiva, la satira di Domanović si presenta come una vera e propria riscrittura dell’epica popolare serba, che risulta particolarmente efficace in un racconto dai toni umoristici come Kraljević Marko per la seconda volta tra i serbi. La demitizzazione della figura di Marko Kraljević, l’eroe per eccellenza dell’epica slavo meridionale, porta in primo piano le contraddizioni di un’epoca in cui la resistenza al regime autocratico si univa a un dilagante e tenace attaccamento ai valori patriarcali della società.
Cogliendo appieno l’essenza delle dinamiche e dei fenomeni socio-politici contemporanei, Domanović offre una critica amara e impietosa della società serba della fin-de-siécle, in forma di allegorie satiriche che trascendono l’epoca degli Obrenović e i confini della letteratura serba, per sorprendere il lettore con la loro straordinaria attualità.
RACCONTO DELLA PRIGIONIA
Traduzione e cura di Nicola Paladin
Ispirato alla tradizione delle captivity narrative puritane e pubblicato nel 1779, il racconto della prigionia di Ethan Allen, figura eroica della Rivoluzione americana, fu il secondo “best seller” d’America dopo Common Sense (1776) di Thomas Paine e uno strumento propagandistico a sostegno della causa dell’indipendenza delle colonie.
La fedele ricostruzione delle vicende, così come rivendicata da Allen, si unisce ad un’operazione retorica in cui l’autore si propone come modello di condotta patriottico per i ribelli. In questo testo, autobiografia e fiction si intrecciano, contribuendo a esaltare l’eroismo del protagonista e a demonizzare il nemico. Da un lato, la Narrative descrive con grande accuratezza le brutalità perpetrate dagli inglesi e le condizioni di vita inumane dei prigionieri di guerra statunitensi, presentando scenari inquietanti per il lettore dell’epoca e per quello odierno; dall’altro, Allen si autorappresenta come un esempio di virtù e abnegazione, finalizzato alla costruzione di un’identità nazionale in fieri.
Altre informazioni →
Comunicare ed edificare – Contro le verità errate
“La comunicazione pubblica per certi versi è una materia nuova, per altri versi antica. […] Capire cosa sia la comunicazione istituzionale non è cosa semplice, in quanto manca una sorta di verdetto definitorio, preferendo invece muovere dalla prassi, e nemmeno il legislatore, pur essendo intervenuto sul punto, ha fornito una definizione precisa; eppure, la vera innovazione oramai si effettua proprio con lo strumento comunicativo, e ciò si riflette anche sull’operato delle Pubbliche amministrazioni. […] Si avverte la specifica urgenza di indagare nuovamente le basi fondamentali del diritto, della cultura contemporanea e della filosofia morale, al fine di non percepire quel legittimo smarrimento che numerosi intellettuali denunciano da numerosi anni.”
Altre informazioni →VINIGO la Scala del Tempo
Un uomo maturo in fuga da pandemia, guerra e da se stesso; una giovane donna dalla vita complicata e con un pesante segreto; il loro incontro a Vinigo, ai piedi del Monte Antelao in val Boite: qui passato e presente s’intrecciano di continuo, costringendoli a confrontarsi con una realtà dove nessuno è mai come appare. Neppure loro.
Perché chiunque è sempre anche il proprio sosia e tale duplicità non si esaurisce, ma si riproduce senza soste lungo la Scala del Tempo.
I principi di Venezia
La saga della dinastia Stucky, che divenne la famiglia più ricca di Venezia, ruota attorno alla figura di Giovanni Stucky, assassinato brutalmente nel 1910 e al quale la città riservò un funerale degno di un capo di Stato. Uomo intelligente e visionario di nazionalità svizzera guardò al Nord Europa con un chiaro obiettivo: costruire a Venezia il molino più grande e all’avanguardia tra quelli esistenti, inaugurando così una produzione che mai si era vista prima e conquistando i mercati internazionali.
Fu un’ascesa inarrestabile.
Gli anni della Belle Époque fecero da sfondo ai loro successi e riconoscimenti: Venezia attirava il bel mondo, con il Lido che si stava affermando come la località balneare più esclusiva e la Mostra Internazionale d’Arte che catalizzava gli artisti più in voga.
Amati e invidiati, da alcuni odiati nell’ombra, gli Stucky dettavano il passo.
A interrompere quest’aurea danza, lo scoppio della Prima e Seconda guerra mondiale. Fu il figlio Giancarlo a dover gestire gli affari in tempo di guerra. Dandy e amante dell’arte, come una splendida farfalla infilzata con uno spillo nella teca di un collezionista, si ritroverà intrappolato in una vita che forse non era la sua e, per colpa di una congiuntura storica sfavorevole e dei rapaci interessi di persone a lui vicine, sarà divorato senza pietà.
Resta oggi, a memoria, un edificio imponente dall’architettura gotica che dalla Giudecca osserva Venezia, muto testimone del coraggio, dell’ingegno, della capacità imprenditoriale, della determinazione e dell’umanità che animarono questa famiglia.