DALL’ARGENTO AL PIXEL. STORIA DELLA TECNICA DEL CINEMA
di Carlo Montanaro
È finita un'era. Dopo centoventicinque anni, nelle sale cinematografiche è avvenuto il cambiamento. Non si distinguono più, per trasparenza sulla pellicola, le migliaia di figurine formate dall'argento e dai pigmenti colorati, tutto è diventato digitale, compresso, virtuale e costruito nell'alternanza velocissima di milioni (si spera, per ragioni di qualità) di punti, ovvero di pixel all'interno di una ordinatissima e minutissima griglia. Ma quello della proiezione è solo l'ultimo anello di una catena che sta trasformando il linguaggio più diretto tra quelli inventati nei secoli dall'uomo. Gli altri anelli – ripresa, montaggio, effetti speciali, rielaborazione e riproduzione del suono – hanno ormai subito radicali trasformazioni che spesso hanno significato progresso. Forse, allora, vale proprio le pena, accettata definitivamente questa trasformazione-rivoluzione, capire da dove si è partiti, come è nato il linguaggio cinematografico e come la sua grammatica prima e la sua sintassi poi, si sono evolute anche grazie allo sviluppo tecnologico.
Altre informazioni →ROTHKO IN LAMPEDUSA
di Luca Berta e Claudia Giubilei
UNHCR, the UN Refugee Agency, presents Rothko in Lampedusa. The project displays the work of eight established artists with personal refugee experience or who have made forced displacement a central theme in their artistic research and five emerging artists who are currently refugees. The exhibition seeks to shed new light on the condition and talent of people forced to flee.
Curated by Luca Berta and Francesca Giubilei and sponsored by UniCredit Group, the exhibition points to the ideal connection between one of the most celebrated artists of the 20th century and the refugees who arrive on Europe’s southern shores in search of safety and protection today. And it shows how, under the right conditions, their talent can not only flourish, but also be of immense benefit to the communities that take them in.
Mark Rothko has been chosen as the paradigm of an existential condition faced by numerous 20th century artists escaping racial, religious and political persecution, and which is, sadly, still current today. Having fled with his family from present-day Latvia to the United States of America, Rothko was able to express his talent and make his representation of the world and of his tormented existence available to the whole of humanity, enabling us to lose ourselves in his expanses of colour. What would 20th century culture have been without Rothko? And what if, among the mediatically indistinct mass of refugees now arriving in Europe, there is the Rothko of the 21st century?
PUBBLICITÀ: MODA E GUERRA
Se si potesse dire che la guerra c’è sempre stata, allora si potrebbe dire che anche la pubblicità (intesa come miscela di comunicazione e promozione, per convincere e attrarre), c’è sempre stata, dalle piramidi al Partenone. Le più colorite informazioni commerciali hanno una lunga storia: le troviamo in evidenza perfino nei postriboli di Pompei.
Più recente è l’idea che la pubblicità sia una forma di guerra, rivolta a conquistare la mente del consumatore. Il marketing prende in prestito la ter- minologia bellica, dal target alla mission, con in primo piano ovviamente le campagne pubblicitarie, intese come veri e propri piani di assalto e di assoggettamento.
Apparentemente, invece, moda e guerra rinviano a due linguaggi contrapposti. Pur avendo in comune la rilevanza della propaganda, l’una vende la vita, l’altra la morte.
Siamo il campo di battaglia di molteplici guerre culturali, capitanate dai marchi, dalle multinazionali, dai mercati. Prima che i nostri soldi, spesso una pubblicità senza scrupoli vuole la nostra anima, i nostri desideri e la nostra visione del mondo. Vista la sproporzione delle forze in gioco, non sarà una battaglia perduta in partenza, se ci sarà una maggiore consapevolezza della posta in gioco – con l’aiuto di questo agile, preciso, coinvolgente volume
Francesco Sidoti
Professore Emerito dell’Università dell’Aquila
I FONDI ANTICHI A STAMPA DI INTERESSE IBERISTICO IN QUATTRO BIBLIOTECHE DELLA PROVINCIA DI UDINE
Nonostante l’apparente lontananza geografica e storico-culturale della provincia di Udine dal mondo iberico, il fondo antico a stampa (1480-1830) di interesse iberistico presente in quattro biblioteche della provincia di Udine (Biblioteca Civica Guarneriana di San Daniele, Biblioteche Storiche Diocesane di Udine, Bioblioteca dell’Arte dei Civici Musei di Udine e Biblioteca dell’Archivio di Stato di Udine) si rivela ricco ed eterogeneo. Il risultato della ricerca finanziata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia, con un assegno di ricerca a valere sulle risorse della L.R. 34/2015 art. 5 c. 29-34, è il presente catalogo, che assolve una funzione didattica, come strumento di consultazione per la comunità universitaria e, allo stesso tempo, sostiene la valorizzazione di un patrimonio storico-letterario prezioso e sconosciuto ai più.
IL VALORE DEL PATRIMONIO CULTURALE PER LA SOCIETÀ E LE COMUNITÀ
Il volume presenta i contenuti e commenta la portata innovatrice della Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa sul Valore del Patrimonio Culturale per la Società, nonché le strategie elaborate per la sua implementazione, tracciando un bilancio del contesto italiano. Esperienze degli attori impegnati sul campo e ricerche accademiche mettono inoltre in luce il variegato panorama in cui le ‘comunità patrimoniali’, come definite dallo stesso testo giuridico, si trovano a sviluppare la propria azione di rigenerazione e trasmissione di un patrimonio spesso messo a rischio dalle politiche economiche, sociali e demografiche in seno all’Europa.
Il testo scaturisce dalla volontà di raccogliere i contributi presentati nel corso del Convegno ‘Convenzione di Faro e le Comunità Patrimoniali’, tenutosi a Venezia il 9 aprile 2018 nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione organizzate dall’Ufficio italiano del Consiglio d’Europa per l’auspicata e molto attesa ratifica da parte del nostro Paese. L’incontro ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, locali e internazionali, del mondo accademico e di associazioni della società civile impegnati nell’opera di tutela e valorizzazione del ricco patrimonio culturale europeo, nelle sue accezioni tanto materiali quanto intangibili.
Con questa collezione di interventi si sono altresì date alle stampe, per la prima volta in Italia, le testimonianze dirette di associazioni e comunità che da anni mettono in pratica i principi della Convenzione di Faro, con l’intento di favorire un confronto con analoghe esperienze europee.
ESTREMI D’ODIO, D’AMORE E D’AMICIZIA
Amori e amici, se sono per davvero, sono per sempre. Anche se appartengono a un lontano passato.
Tre donne e tre amori eccezionali ci restano dal 1616: la Giulietta di Shakespeare, la Dulcinea di Cervantes, la Dù Lìniáng di Tang Xianzu, autore di 牡丹亭, versione confuciana di Romeo and Juliet.
L’odio è oggi molto praticato. Amore e amicizia non hanno buona stampa. Eppure, hanno la stessa radice. La più illuminante (e più trascurata) documentazione in proposito è il De Amicitia di Matteo Ricci: primo libro scritto in Cina da un occidentale (per spiegare con una sola parola l’Occidente agli asiatici!). C’è ancora molto da scoprire, sull’amicizia e sull’amore.
THE MAN WHO BUILT THE MOLINO STUCKY
Three generations of millers of Swiss origin.
Hans, the grandfather was involved in the 1848 revolution, his son Giovanni built the Giudecca mill, became the richest man in town at the end of the XIXth century and was killed by a madman in May 1910. Giancarlo, the grandson was ruined during the economic and financial crisis of the Thirties, due to the economic policy of Fascism and the hostility of some personalities of the regime.
The history of a dynasty and a hundred years of Venetian life.
The historic building has now become a hotel.
LA DINASTIA STUCKY
Tre generazioni di mugnai di origine svizzera e le loro vicende a Venezia.
Il primo arrivato, Hans, si trovò coinvolto nella Rivoluzione del 1848-49; Giovanni costruì il molino della Giudecca, divenendo a fine Ottocento l’uomo più ricco della città, e fu assassinato nel maggio 1910 da un pazzo. Suo figlio Giancarlo finì rovinato a causa della crisi economico-finanziaria degli anni Trenta, della politica economica del fascismo e dell’ostilità di alcune personalità del regime.
La storia di una dinastia e di cent’anni di vita veneziana.
Lo storico edificio è diventato ora un albergo.
LES STUCKY DE VENISE
Suisses immigrés puis résidents à Venise, les Stucky (1841-1941) bâtirent en quelques décénnies la plus grosse fortune de la ville en produisant et en exportant des farines et de la pasta. Ce livre raconte l’histoire de leur succès et de leur chute à travers cent ans d’histoire de l’Italie et de l’Europe.
EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
Il volume raccoglie contributi e proposte a sostegno di quella cultura della legalità, ritenuta l’asse portante del buon governo di un Paese, che trova l’assetto fondamentale nella Costituzione italiana. Difatti la stessa carta costituzionale prevede che senza legalità non ci possa essere sana crescita economica e di conseguenza non ci possa essere pace sociale.
Nel testo si ritrovano espresse competenze provenienti da diverse specializzazioni accademiche e professionali, con una grande diversità di classi generazionali, nell’ambito del rispetto del pluralismo che include la molteplicità delle opzioni politiche.
Il saggio, che ha natura interdisciplinare, è destinato in particolare agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e dei primi anni dell’uni- versità, comunque soggetti titolari dei doveri e dei diritti sanciti costituzionalmente. Per questo costituisce, in modo innovativo, un presidio concreto per la formazione continua della futura cittadinanza attiva, affinché della legge fondamentale della nostra Repubblica “se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore” (dal Discorso in occasione dell’approvazione della Costituzione, 22 dicembre 1947).
Giovanni Bertin, Monica Billio, Maristella Cerato, Antonino Condorelli, Andrea Franzoso, Mariateresa Gammone, Pierluigi Granata, Luisella Pavan- Woolfe, Francesco Sidoti, Marco Tuono, Francesco Vergine.
LA RELAZIONE DI CURA MEDICO-PAZIENTE Cosa c’è ancora da sapere
Un testo per medici, psicologi, ma anche per pazienti e per tutti coloro che chiedono di star bene, potendo incontrare e integrare consapevolezza e sentimento. L’attuale crisi dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente, minacciata da burocrazia e nuovi mezzi di comunicazione e informazione, è riletta nelle articolazioni della complessità della relazione di cura medico-paziente secondo una prospettiva antropologica, etico-filosofica, vecchi e nuovi significati dei fondamenti di responsabilità e fiducia, secondo un punto di vista empirico cioè quello del medico, di colui che il mestiere lo pratica, secondo ciò che affermano i pazienti nella letteratura scientifica e secondo gli sviluppi della legislazione in merito al consenso informato.
Ciò che ancora c’è da sapere è che l’alleanza terapeutica migliora non quando si mette al centro il paziente, e nemmeno il medico, ma quando al centro si pone, si osserva e si modula la relazione di cura. La relazione di cura medico-paziente, infatti, non è solo l’incontro tra una coscienza e una fiducia, ma è anche l’incontro tra due storie di cura. Vengono descritte quindi le basi neurofisiologiche della relazione di cura, che, con riferimento ai neuroni mirror e al sistema di difesa polivagale, rendono conto della maggiore o minore capacità del medico di riconoscere empaticamente, secondo una specifica rinnovabile pratica di semeiotica clinica, i veri bisogni di cura e sicurezza del paziente, i propri schemi di accudimento inscritti nella propria storia di attaccamento, di modulare tali schemi in funzione di quelli del paziente, le strategie caratteriologiche possedute da entrambi che consentono di prevedere schemi comportamentali e comunicativi nell’ambito della relazione di cura, il potere trasformativo del linguaggio usato dal medico quando è insignito dal paziente di una responsabilità terapeutica, la dignità dell’autorevolezza del medico che medico e paziente insieme hanno dimenticato.
Il testo offre inoltre la descrizione di casi di relazione di cura nel setting psico-oncologico istituzionale e privato, del medico di medicina generale, in quello emergenziale di un pronto soccorso e in quello psicoanalitico.
Viene data illustrazione della relazione di cura nella produzione culturale, nell’ambito dei social media, della medicina narrativa, dell’arte e della letteratura, a indicare che attraverso la cultura possiamo sviluppare i sentimenti necessari per distinguere il bene e il male, ciò che ci cura e ciò che ci danneggia.
INCOSCIO, AZIONE ED ETICA
L’inconscio non va letto in equivalenza con il caos, ma possiede una sua legalità interna: Freud e Jung sembrano accogliere l’immagine dell’inconscio come privo di ogni logica, eppure si muovono, in seguito, nella direzione opposta, ritenendo che del sogno vi sia interpre- tazione. L’inconscio è, quindi, significativo in quanto comunica qualcosa all’essere umano; anche se ora l’uomo non è più trasparente a se stesso, a questa “opacità” corrisponde la stessa condizione di possibilità dell’etica.