LA LORO AFRICA – Recensione di Barbara Cremaschi
L’Africa sembra essere uno scrigno che raccoglie ricchezze straordinarie che però non può essere aperto dai legittimi proprietari. È stata ambita da governi stranieri sin dall’XI secolo, per arrivare a essere contesa tra vari stati europei così che nell’XIX secolo Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Italia se l’erano spartita pezzo per pezzo seguendo paralleli o meridiani, o seguendo percorsi rettilinei o curvi, incuranti di dividere etnie o delle caratteristiche morfologiche del continente. L’imperialismo era malamente celato da virtù, adducendo ragioni civilizzatrici dei popoli indigeni: lo sfruttamento di risorse e popolazioni aveva lasciato in cambio ben poco progresso per gli abitanti.
Questo peccato originale ancora pesa sui paesi che furono colonizzatori e che vengono malvisti dai nuovi governi e dagli stessi abitanti. Scrive Sergio Romano, ambasciatore italiano in Unione Sovietica dal 1986 al 1989, nella prefazione: “…è necessario superare l’idea di porsi come quelli che vogliono educare, che altro non era che una maschera per dare al mondo un’immagine positiva di quello che i Paesi europei facevano in Africa.”
In questo spazio si incuneano le nuove potenze “emergenti” e Matteo Giusti attraverso la ricostruzione storica e le interviste ai protagonisti di questa epopea, delinea in maniera chiara le diverse modalità con cui Russia, Cina, Turchia e perfino Israele stringono rapporti politici e commerciali, con cui otterranno il controllo con l’avallo di uno dei continenti più ricchi di risorse naturali, se non il più ricco, del pianeta.
L’autore delinea innanzitutto i rapporti storici intercorsi tra i quattro paesi e il continente africano, infatti, nonostante i quattro paesi non abbiano esercitato un potere politico di tipo colonialista, la loro attività risale a decenni, se non secoli addietro, ma la loro presenza era già allora diversa da quella dei paesi europei.
Parlando dell’Unione Sovietica l’autore chiarisce che: “La Russia è ed è sempre stata una potenza coloniale. Faceva colonialismo in Asia centrale in quei Paesi che poi diventarono parte dell’Unione Sovietica, o che non lo diventarono mai come l’Afghanistan. Era però una diversa tipologia di colonialismo perché si voleva imporre la propria cultura, una cultura di Stato e un pensiero unico, e gli abitanti dovevano diventare cittadini sovietici.”
Giusti riporta un nuovo metodo usato dall’URSS per “conquistare anime e menti delle nuove generazioni” africane: i soggiorni studio, riportando che “in quaranta anni si calcola che oltre 60.000 giovani ebbero la possibilità̀ di studiare in Unione Sovietica all’università moscovita”.
E seppur l’interesse ideologico era preponderante, quello economico aveva cominciato a mettere radici raggiungendo l’apice negli anni ’80 sotto la presidenza di Gorbacˇëv. Interesse diventato esclusivo ai nostri giorni.
I rapporti con il “Dragone” risalgono addirittura ai tempi della dinastia Ming dal 1368 al 1644, e contatti sporadici avevano avuto luogo anche durante le precedenti dinastie. Sinologi affermati hanno documentato un commercio fiorente di scambio di avorio, corni di rinoceronte, ambra e altri prodotti preziosi, con seta, porcellana e lacca.
Con Mao Zedong la Repubblica Popolare Cinese inizia a presentarsi nel continente africano con grandi progetti in grado di aiutare una crescita strutturale dei paesi coinvolti. Progetti strutturali e logistici che erano prima di tutto progetti politici. La Cina, con il rapido sviluppo economico, ha puntato ai paesi più ricchi per ottenere riserve di carburante per le proprie attività, ma anche per cercare nuovi mercati per i propri prodotti da vendere anche in Africa a prezzi concorrenziali.
L’impero ottomano non aveva tralasciato l’Africa dalle sue mire espansionistiche che erano arrivate a occupare tutta l’Europa orientale, il Medio Oriente e una grossa fetta dell’Africa
mediterranea, compresa la costa del Mar Rosso. In Africa però i turchi non ebbero mai una presa molto decisa e le province ai confini dell’impero si auto amministravano o organizzavano ribellioni, scrive Giusti: “Un legame forte e travagliato, quello dei turchi con l’Africa, fatto di conquiste e rivolte, spesso accomunate a fattori religiosi – una variabile fondamentale anche oggi – che hanno segnato la storia del continente.” Con la sconfitta subita dopo la Grande Guerra, la sovranità turca venne disgregata, ma già durante la Guerra Fredda, il suo ruolo in politica estera aveva cominciato a diventare importante con URSS che ambiva ad arrivare al Mediterraneo e USA che cercava di impedirlo attirando a sé la Turchia facendola diventare membro della Nato. Con l’arrivo di Recep Tayyip Erdog ̆an le cose hanno cominciato a cambiare e i rapporti hanno ripreso vigore.
L’Africa liberata dal colonialismo, si era guadagnate le simpatie del giovane stato di Israele fin dal 1960 che avviò rapporti diplomatici con tutti gli stati a esclusione di Mauritania e Somalia.
L’esperienza tecnica e nella sicurezza fu esportata dagli israeliani in uno scambio proficuo soprattutto nei settori di commercio e agricoltura.
La collaborazione si bloccò nel 1973 all’alba della Guerra del Kippur, che vide molti stati africani schierarsi al fianco della coalizione araba, anche se i rapporti con alcuni paesi, come per esempio nel Sudafrica dove era presente una fiorente comunità ebraica, non si interruppero del tutto.
L’importanza strategica del paese sul Mar Rosso rimane un motivo interessante per rinsaldare rapporti che si stanno intensificando, anche grazie alla capacità di Israele di essere un partner serio e dinamico con ottime doti commerciali e imprenditoriali.
L’autore continua analizzando stato per stato le modalità di conquista che son ben lontane da quelle usate da Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Italia nel XIX secolo. I legami sono ben più intricati e per questo saldi, non si tratta di predominanza ma di domanda e offerta, se non per le popolazioni almeno per la classe politica che riesce così a rimanere tenacemente al proprio posto.
La conoscenza di questi meccanismi può aiutare a capire la possibile fragilità dell’attuale situazione politica atlantico-europea che si trova a fronteggiare potenze che stanno rapidamente crescendo e la cui unione di intenti potrebbe portare a isolare quelli che fino ad ora sono stati considerati i padroni del mondo che si avviano a diventare figure di secondo piano nello scenario mondiale.
“La loro Africa. Le nuove potenze contro la vecchia Europa.“ di Matteo Giusti, Prefazione di Sergio Romano. Ed. Castelvecchi, 2022, 102 pagine, disponibile in brossura.
Matteo Giusti è uno scrittore, giornalista e saggista italiano. Collaboratore dal 2011 della rivista di geopolitica Limes è un riconosciuto africanista cha lavora per
diverse testate nazionali. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo saggio dedicato al caso dell’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio con la Castelvecchi editore.
Questo, dedicato al continente africano, è il suo secondo libro.