A cura di Barbara Cremaschi 2021
La terza edizione del Festival Treviso Giallo, che si è svolta dal 30 settembre al 3 ottobre 2021, si è chiusa con una tavola rotonda dedicata a “Giallo e crimini ambientali” confermando il carattere innovativo della manifestazione a taglio scientifico. Sono gli stessi organizzatori a definire il Giallo “una lente privilegiata di osservazione della società contemporanea, tramite la quale gli autori sono in grado di analizzarne le dinamiche” quindi non poteva sfuggire alla loro sensibilità il tema a lungo trascurato delle violenze perpetrate ai danni dell’ambiente. È chiaro che il progresso non possa esistere senza tecnologia e che i molti strumenti che sono oggi alla portata, se non di tutti, di molti non potrebbero esistere senza attività industriali. Molto spesso si punta il dito contro aziende giudicate inquinanti, ma pochi realizzano che anche il più banale oggetto della quotidianità che ci circonda, sarebbe un privilegio senza la fabbricazione in serie e per quanto ci sforziamo di dare spazio a imprese etiche e produzioni artigianali, sarebbe impossibile sostituire all’improvviso le montature degli occhiali in acetato di cellulosa, il poliestere dell’abbigliamento tecnico, il nylon degli zainetti, l’etilenvinil acetato di suole morbide e flessibili… Basta osservare con attenzione le nostre case e scopriremo di essere circondati da oggetti che riteniamo indispensabili, ma che non sono certamente stati prodotti con materiali naturali e biodegradabili. D’altro canto, non possiamo rassegnarci a tollerare lo spreco di risorse e l’immissione di sostanze nocive nell’ambiente, i cambiamenti climatici e la nostra salute chiedono urgentemente un’inversione di rotta.
Come un coltello che è insostituibile in cucina, ma se usato in maniera impropria può diventare micidiale, dobbiamo fare in modo che la tecnologia smetta di essere l’arma con cui assassinare il mondo di cui siamo parte, studiando alternative possibili in un compromesso che unisca occupazione, ambiente, salute ed economia. Una sfida già accettata da molti professionisti, imprenditori e studiosi. Come devono essere combattuti i crimini di sangue, anche quelli contro l’ambiente devono essere denunciati e perseguiti.
Proprio partendo da questa presa d’atto, considerati gli obiettivi del Festival stesso, è stata organizzata la presentazione del libro Nero Lucano di Piera Carlomagno durante una tavola rotonda dedicata Giallo e crimini ambientali a cui hanno partecipato, oltre all’autrice, l’assessore Alessandro Manera e lo scrittore Fulvio Ervas. La moderatrice, Daniela Gumbaz, ricordando il centenario della nascita di Antonio Cederna, che fu uno dei maggiori sostenitori di Italia Nostra e tra i primi a denunciare gli scempi dell’abusivismo, sembra quasi stupirsi considerando come sia possibile che ancor oggi non esista una legge che limiti il consumo di suolo, distrutto attualmente alla velocità di 2 m/sec dalle nuove coperture artificiali.
Introduce così la giornalista d’inchiesta del quotidiano Il mattino e scrittrice Piera Carlomagno, ritenendo il territorio la vera vittima del libro Nero Lucano, Solferino edizioni, spunto dal quale partire per parlare dei crimini ambientali, argomento del confronto. L’autrice Piera Carlomagno esordisce anticipando che ci sono più vittime nel suo libro, un assassino seriale colpisce la Lucania da Matera alla Val d’Agri dove dalla metà degli anni Novanta vennero avviate estrazioni di petrolio.
E nella Val d’Agri, sul monte Viggiano, si trova uno dei più importanti santuari mariani, dove viene conservata una statua lignea della Madonna Nera, regina di Viggiano, proclamata nel 1991 protettrice della Basilicata da Papa Giovanni Paolo II. Il nero del petrolio si affianca a quello del volto della Madonna e al nero degli omicidi che si scoprono a partire da quello di un ingegnere tornato nella terra natia per siglare un accordo milionario, sfuma nel giallo mediterraneo, giallo di denuncia.
Petrolio e madonne, arcano e moderno, tradizioni e tecnologia si incarnano in Viola Guarino, anatomopatologa forense consulente della Procura chiamata sulla scena del delitto. La dottoressa è una donna moderna, che si sposta su calanchi e sassi in sella alla sua moto di grossa cilindrata, ma che convive con la morte fin dall’infanzia quando accompagnava la nonna, che era la lamentatrice funebre più nota della regione, a svolgere il proprio mestiere.
Viola capace di una forte empatia e conoscenza dell’animo umano si è per questo guadagnata la fama di strega, unendo ancora una volta attualità ed esoterismo.
Il territorio, con la sua ricchezza naturale e con gli interessi economici di cui è oggetto, è assieme sfondo e protagonista del libro.
Alessandro Manera, assessore alle politiche ambientali del Comune di Treviso, a cui viene chiesto come si pone la politica nei confronti della salvaguardia dell’ambiente, non può esimersi dal ricordare che Treviso è stata recentemente insignita del titolo di città più sostenibile d’Italia, classificandosi al sesto posto tra le finaliste del concorso European Green Capital Leaf Award, per merito delle politiche ambientali messe in atto.
Considera che non di rado alle vittime degli ecoreati viene dato meno risalto di quelle di crimini di sangue, perché sono vittime a “lungo termine”. Gli effetti dei danni all’ambiente molto spesso non sono immediati, ma si possono manifestare anche venti, trenta anni dopo un evento che nel mentre si è protratto per lungo tempo.
Pone l’attenzione sul fatto che la normativa sia talmente complessa da risultare fortemente interpretativa e rendendo così possibile la creazione di vuoti nei quali si può facilmente insinuare la criminalità organizzata.
Un primo passo da fare dovrebbe essere quello di rendere le leggi più semplici così che l’interpretazione possa essere univoca.
L’Assessore ha considerato anche che l’inquinamento dato da scarichi, emissioni industriali e smaltimento di rifiuti in Italia è comunque migliorato dagli anni Settanta a oggi, purtroppo però delle volte è soltanto stato trasferito nei paesi dell’est o in quelli asiatici o africani, dove le imprese tecnicamente e amministrativamente lavorano come si lavorava cinquant’anni fa in Italia.
Lo scrittore e insegnante Fulvio Ervas, noto per la sua sensibilità ai temi ambientali
trattati anche in alcuni dei suoi libri, esordisce citando la frase che il nonno di uno dei suoi personaggi in “Finché c’è prosecco, c’è speranza” il conte Desiderio Ancillotto, gli diceva quand’era bambino: “Quando un giorno questa terra sarà tua ricordati che anche tu sarai suo” per spiegare che solo quando avremo compreso il legame che abbiamo con la terra, impareremo a rispettarla e a meritarla.
Menziona il tema, attualmente tra i più preoccupanti dei crimini ambientali, del commercio illegale dei rifiuti che spesso finisce con l’incendio di capannoni dove vengono immagazzinati, causando dispersione in atmosfera di sostanze tossiche dato che i materiali vengono bruciati in modo incontrollato.
Considera amaramente che finché gli assessorati all’edilizia avranno più peso nei comuni di quelli all’ambiente, lo scempio del territorio non avrà fine e continuerà l’edificazione selvaggia. Così come la legislazione deve stare al passo con le scoperte scientifiche per non rischiare di non intervenire dal punto di vista normativo, quando diventano noti gli effetti sull’ambiente e sulla salute umana, di determinate sostanze.
Anche noi umani in fin dei conti siamo ambiente, pertanto deve essere messo in atto, quello che lo scrittore chiama “IL” cambiamento. Conclude l’intervento considerando che la tutela ambientale è tra gli impegni dello stato così come definito dall’articolo 9 della Costituzione:
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
Nello Youth4Climate vertice mondiale dei giovani per l’ambiente, tenutosi a Milano e conclusosi proprio il 30 settembre, giorno dell’inizio del Festival Treviso Giallo, Greta Thunberg, con la grinta che la contraddistingue ha detto che:
«Non c’è un pianeta B, non c’è un pianeta bla bla bla.»
se una storia di finzione può far capire, avvicinare, far pensare, smuovere, mettere un seme nella coscienza e intrigare allo stesso tempo che sia benvenuta, le guerre si combattono su più fronti, i libri possono essere delle armi pacifiche con cui sensibilizzare e far sì che si richieda con maggior vigore “IL” cambiamento.