Traduzione e cura di Fabrizio Catalano
Assolto sii per bocca mia
da ogni malizia
e tradimento,
mio bel Serpente, e scivola
in pace, come un raggio di sole,
fra queste rose.
Tu m’hai rivelato la verità più bella...
Tradotto per la prima volta integralmente in italiano, La canzone di Eva – grande classico e canto del cigno della letteratura simbolista belga di lingua francese, musicato da Gabriel Fauré – non è solo un poema, ma un’esperienza mistica e sensoriale. Un viaggio iniziatico in un regno d’innocenza e di colori, popolato da creature bizzarre, angeli, antichi dei: sublimemente distante dal mondo in cui viviamo; e al contempo un codice, incantatore e segreto, che ci aiuta a ribellarci contro la società vorticosa e ingiusta che abbiamo creato, che ci rode e ci assorbe. Un libro che riscrive l’origine della Terra e di noi tutti, plasmando un nuovo immaginario.
Nel 1904, dopo una gestazione di diversi anni, il “poeta dalla matita d’oro”, Charles Van Lerberghe, partorì un’inedita prima donna. La sua Eva, protagonista di un lungo e caleidoscopico inno alla libertà, immersa in un Eden rivoluzionario – dove Adamo non compare, ma dove invece resistono dei e personaggi leggendari prossimi al loro crepuscolo – decide intenzionalmente di sfidare Dio: mangiando la mela sceglie l’amore e la conoscenza, disdegnando l’immortalità. Figura modernissima, questa prima donna porta già in sé l’universo interiore di tutte le donne del futuro.
Lo scrittore belga Charles Van Lerberghe (1861-1907) visse per quarantasei anni su questa terra sognando un mondo alternativo, vibrante di desiderio senza peccato e popolato da bellezze eteree, vezzose, al contempo spontanee e riflessive, che ha spesso trasfuso nella sua centellinata produzione letteraria. È stato autore di due testi teatrali – Les flaireurs, che decretò la nascita del teatro simbolista, e Pan –, di alcuni racconti intrisi di mistero e di magia, e di liriche in cui l’avvolgente musicalità del verso crea atmosfere sensualmente sovversive. A una prima raccolta, Entrevisions, apparsa nel 1898, fece seguito, nel 1904, La chanson d’Ève, da molti ritenuto il punto culminante del Simbolismo.
Fabrizio Catalano è regista, drammaturgo e scrittore. Ha diretto diversi spettacoli fortemente critici verso le derive della società contemporanea, una docufiction, Irregular, girata in Bolivia, e ha tradotto dal francese opere di Charles Van Lerberghe, Georges Rodenbach, Émile Verhaeren, Auguste de Villers de l’Isle-Adam.